Il Dr. Berrino è il Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Oltre ad essere il promotore del progetto Diana per la prevenzione alimentare del carcinoma mammario, è coordinatore della ricerca sulla sopravvivenza dei malati di tumore in Europa.
Il Progetto Diana ... quando l'aiuto viene dal cibo e dall'attività fisica
Il progetto, che convolge i centri di Milano, Asti, Busto, Biella, Piacenza, Mantova, Aquila, Rieti, Castel di Tora, Lago del Turano, Napoli, Potenza e Palermo, studia la prevenzione delle recidive del tumore al seno attraverso l'alimentazione e lo stile di vita.
Come scrive il Dr. Berrino nella presentazione del progetto "Una cellula tumorale può essere vista come un seme che germoglierà soltanto se troverà nel terreno una giusta quantità di acqua e dei sali minerali che necessita e la piantina progredirà solo se troverà nel nostro terreno le sostanze che ne stimolino la crescita (fattori di crescita), se sarà in grado di indurre la formazione di vasi sanguigni che gli prortino nutrimento e se le nostre difese saranno deboli. Poichè la composizione del nostro sangue, del nostro ambiente interno, il terreno dove potrebbero crescere eventuali tumori, può essere modificata dal nostro cibo e dal nostro stile di vita, è ragionevole pensare che possiamo fare molto per ridurre il rischio di ammalarci e, se ci siamo già ammalati, per aiutare le terapie ed avere successo. Il progetto DIANA ha lo scopo di valutare questa possibilità"
Lo studio è promosso dall'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e dall'Istituto Europeo di Oncologia
Come funziona
Al progetto Diana possono aderire le donne operate di tumore al seno negli ultimi 5 anni che non abbiamo avuto recidive e disponibili a modificare il loro stile di vita.
Le donne che partecipano devono seguire le indicazioni alimentari e dello stile di vita che vengono forniti, sottoporsi all'inizio dello studio e dopo un anno a prelievi di sangue ed esami delle urine. Inoltre periodicamente devono sottoporsi ad una visita per la misurazione del peso, della circonferenza vita, della pressione arteriosa, del polso ecc. Infine devono rispondere periodicamente ad alcuni questionari riguardanti lo stile di vita, le abitudini alimentari e lo stato di salute.
Un punto di partenza
Per quanto il Progetto Diana sia rivolto a donne già colpite dal tumore mammario, è illuminante la consapevolezza ormai acquisita a livello clinico dell'importanza dell'alimentazione nella prevenzione e nella cura dei tumori.
Il progetto DIANA-5, iniziato nel 2008, termina la sua fase di "reclutamento" nel Giugno 2012 .
Più di 2000 signore con l'esperienza del tumore al seno vi stanno partecipando. Sono stati anni molto impegnativi, sia per le partecipanti, che hanno fatto del loro meglio per migliorare il loro stile di vita, sia per i ricercatori, che hanno fatto del loro meglio per aiutare le partecipanti a cambiare, o almeno a trasmettere loro l'importanza di cambiare.
Ora si tratta di mantenere il cambiamento, anche se gli incontri e le iniziative comuni saranno meno frequenti.
I risultati più importanti li avremo fra tre anni, nel 2015. Andremo a verificare se chi è riuscita a cambiare radicalmente il proprio cibo, a ritornare ad un'alimentazione basata prevalentemente su cereali integrali, legumi, verdure di stagione, con un po' di frutta e semi oleaginosi, e solo occasionalmente un cibo animale, e a praticare quotidianamente un minimo di esercizio fisico, si è poi ammalata di meno.
Ci attendiamo infatti meno recidive del tumore al seno ma anche una minore frequenza di diabete, malattie di cuore, fegato grasso, artrosi e malattie neurodegenerative.
Molte partecipanti hanno fatto cambiamenti clamorosi, sono ritornate snelle se erano sovrappeso, e hanno abbandonato la vita sedentaria a cui alcune si erano lasciate andare. Altre hanno fatto più fatica, ma sono ancora in tempo per impegnarsi di più. Quasi tutte, comunque, si sono rese conto che con il cambiamento stanno meglio, e hanno visto qualche miglioramento alla visita annuale, chi il peso corporeo e la circonferenza vita, chi gli esami del sangue.
Alimenti base utilizzati nel Progetto Diana
* Soia: Viene molto usata nella dieta Diana perché è l'alimento più ricco di isoflavonoidi e contiene anche lignani. Ha inoltre l'effetto di ridurre il colesterolo. Vengono usati i prodotti tradizionali della cucina orientale come il miso, un prodotto di soia fermentato che si utilizza come un dado per preparare deliziose zuppe, il latte di soia, da utilizzare in cucina al posto del latte, o da bere frullato con frutta o succhi di frutta, il tofu, o formaggio di soia, usato in decine di ricette con verdure , il tempeh, i panetti di chicchi di soia che costituiscono la base dell'alimentazione indonesiana, da friggere o stufare, mentre non sono stati utilizzati i derivati industriali come spezzatini o bistecche di soia perché nel processo di produzione possono perdere alcune sostanze protettive.
È consigliabile in particolare l'utilizzo del fagiolo di soia come tale, la cosiddetta soia gialla, anche se richiede lunghi tempi di cottura. Vanno bene anche la soia verde (il fagiolo Mung, da cui si ricavano i germogli di soia) e la soia rossa (gli Azuki) perché sono ottimi legumi anche se in realtà non si tratta di soia.
* Altri legumi: Lenticchie, fagioli, piselli, ceci, fave. Sono tutti indicati perché contengono lignani e le fibre dei legumi riducono il colesterolo e contribuiscono a prevenire il diabete. I legumi inoltre riducono l'attività di alcuni enzimi digestivi e quindi rallentano l'assorbimento intestinale. Assieme ai cereali integrali aumentano il senso di sazietà favorendo chi desidera dimagrire. Chi non è abituato deve però introdurli gradatamente, per dare il tempo all'intestino di adattarsi, ricordandosi sempre di masticare bene e a lungo.
* Alghe: Tradizionalmente usate anche nei paesi mediterranei, anche se oggi praticamente non più consumate, le alghe sono ricche di lignani e di sali minerali (i sali del mare), utili nella regolazione del metabolismo e della pressione del sangue. Facilitano il funzionamento della tiroide e quindi aiutano a dimagrire. Si usano comunemente nelle insalate, nelle zuppe e per la cottura dei legumi.
* Cereali integrali: Costituiscono con i legumi la base della dieta Diana, che si rifà alla varietà di gusti e di piatti della cucina mediterranea e della cucina tradizionale di tutti i popoli. Vengono evitate invece le farine raffinate perché con la raffinazione si perdono i fitoestrogeni e gli amidi diventano più rapidamente assimilabili, con conseguente rapido aumento dello zucchero nel sangue e dell'insulina.
* Riso integrale: È un alimento fondamentale della dieta, che tutte le partecipanti agli studi hanno imparato ad apprezzare, ma è bene usare ogni tanto anche piatti a base di orzo, farro, grano saraceno, miglio, per approfittare di tutta la ricchezza e la varietà che i cereali integrali offrono. Anche il grano può essere mangiato in chicco, come tutti i semi, dopo averlo fatto germogliare.
* Pane Diana: Viene prodotto con farina integrale con l'aggiunta di semi di lino (80 gr per ogni chilo di farina, metà interi e metà macinati). La lievitazione naturale garantisce un buon assorbimento del ferro e del calcio contenuti nei cereali. Talvolta vengono aggiunti farina o chicchi interi di segale o avena, che riducono ulteriormente la velocità di assorbimento degli zuccheri.
* Fiocchi di avena e avena in chicchi: Vengono raccomandati perché hanno la proprietà di rallentare l'assimilazione degli zuccheri. Vengono usati come porridge (con latte di soia) o come base per dolci e gallette, o aggiunti alle minestre o al muesli. Anche i fiocchi degli altri cereali (purché non zuccherati) vanno bene, me per chi desidera dimagrire è meglio evitare i fiocchi di mais (e il pop-corn), perché l'amido del mais è più rapidamente assimilabile di quello degli altri cereali.
* Semi di lino: Vengono usati perché ricchissimi di lignani. Vengono consumati prevalentemente nel pane e nei dolci. I semi di lino macinati sono anzi la principale fonte di grassi nella preparazione dei dolci Diana. I grassi contenuti nei semi di lino, che appartengono alla stessa classe dei grassi del pesce, sono utili per il buon funzionamento dell'insulina e sembra abbiano un'azione antitumorale. Irrancidiscono facilmente per cui è meglio evitare l'uso di farina di lino preparandola invece al momento nel frullatore. Gli stessi grassi sono presenti in piccola quantità anche nelle noci e nella soia.
* Altri semi: Come abbiamo visto per cereali e legumi, quasi tutti i semi contengono lignani. Inoltre sono ricchissimi di vitamine protettive e si perdono nella lavorazione degli oli. Va bene quindi mangiare semi di sesamo (sono ricchissimi di calcio), di girasole, di zucca, mandorle (anch'esse ricche di calcio), nocciole, usarli per condire le insalate e per i dolci. Vengono raccomandati anche i frutti di bosco, perché i loro semi contengono fitoestrogeni.
* Crucifere: Sono i cavoli in tutte le loro varietà (broccoli, cime di rapa, cavolfiore, cavolo nero, cavolo rosso, verza, cavolini), le rape, rapanelli, daikon, la rucola, il crescione, la senape. Contengono una sostanza, l'indolo-3-carbinolo, capace di incidere sul metabolismo degli estrogeni rendendoli meno attivi.
* Altre verdure: Tutte le verdure vanno bene, sia cotte (poco) sia crude, con l'eccezione delle patate per chi vuole dimagrire. È però importante condirle con poco olio extravergine e poco sale, meglio ancora senza grassi, condite con gomasio, tamari, eventualmente senape. Per aiutare il buon funzionamento dell'intestino si raccomanda in primavera il tarassaco (l'insalata dei prati) e in inverno il topinambur (attenzione che fa gonfiare la pancia di chi non è abituato).
Per far scendere il colesterolo si consiglia anche di usare il daikon secco (un rapanellone bianco noto in Lombardia come ramolaccio) e i funghi shiitake (oltre all'alga kombu e ai prodotti di soia).
* Grassi: Tutti i grassi fanno ingrassare e l'eccesso di peso comporta alti livelli di insulina nel sangue. Le persone grasse hanno più bassi livelli di SHBG e quindi più alti livelli di ormoni sessuali disponibili. Nella dieta Diana si utilizza solo poco olio di oliva extravergine e ancor meno oli di semi spremuti a freddo (evitare gli oli raffinati, che forniscono molte calorie senza alcun fattore protettivo). Per cucinare e per condire meglio utilizzare direttamente i semi oleaginosi di tutti i tipi. Evitare i grassi di origine animale (soprattutto affettati, carni bovine, burro, formaggi), eccetto il pesce di qualsiasi tipo e, qualche volta, crostacei e molluschi.
(Fonte: sapere.it)
I'uso degli integratori vitaminici è oggetto di dibattito fin dalla loro scoperta agli inizi del secolo scorso. A quei tempi si raccomandava di assumere vitamine per evitare l’insorgenza di malattie come lo scorbuto (vitamina C), il beriberi (vitamina B1), la pellagra (vitamina B3) o il rachitismo (vitamina D). Oggi si sa che le vitamine sono importanti anche per altri motivi: diversi studi hanno dimostrato che la carenza in micronutrienti può portare a danni del DNA, e causare o accelerare molte patologie (come il cancro e le patologie cardiache). [Ames et al, 2004 - Ames et al, 2006]
Secondo quanto affermato,però, da recenti studi gli antiossidanti possono interferire contro le cure per il cancro al seno. Le recenti ricerche dimostrano che l'uso di antiossidanti (come la vitamina C, E, il beta carotene e il selenio) normalmente contenuti nei comuni integratori, assolutamente utili in persone sane perché combattono lo sviluppo dei radicali liberi, possono invece essere dannosi e interferire con le cure, soprattutto se si è in terapia con le radiazioni o in chemioterapia.
Nelle persone che seguono trattamenti contro il tumore, le terapie liberano radicali liberi nelle cellule tumorali, che però gli antiossidanti vanno a distruggere, ovvero, gli antiossidanti vanno a proteggere le cellule del cancro così come proteggono quelle sane.
Ad oggi, non si può ancora affermare che gli antiossidanti bloccano le terapie; gli studi sono ancora in corso. Bisogna, perciò, essere molto cauti.
Inoltre, sembra che i multvitaminici siano responsabili di un aumento considerevole della densità della mammella. La densità del seno è uno dei più utilizzati marcatori di rischio per la diagnosi del tumore.
Un rapporto pubblicato dall’American Journal of Clinical Nutrition, sottolinea come le donne che assumono multivitaminici hanno una densità del seno maggiore rispetto alle altre.
Vi invito, inoltre a leggere la risposta alla seguente domanda: "Ci sono prove che supplementi di vitamine, minerali e oligoelementi possano proteggere dall'insorgenza dei tumori?" sul sito dell'AIRC (http://www.airc.it/prevenzione-tumore/per-tutti/farmaco-prevenzione-faq/)
Fermo restando che dobbiamo avere assoluta fiducia nello staff dei medici che ci ha in cura e, quindi, nelle indicazioni che ci vengono fornite, poiché gli stessi possono avere/hanno scuole di pensiero diverse, è bene essere informati al riguardo e fare le proprie opportune considerazioni.
(Fonti: medicinalive.com, Airc,, Benessereblog)
Prima di sottoporsi a radio o chemioterapia, i pazienti dovrebbero sottoporsi a uno stato di digiuno di 48 ore. Lo afferma una ricerca condotta dalla University of Southern California e pubblicata su PLoS One.
Nella sperimentazione, i ricercatori guidati da Valter Longo hanno analizzato gli effetti di digiuno abbinato a radioterapia, a chemioterapia, o quelli prodotti dalle singole tecniche. Il gruppo di topi soggetti a sperimentazione ha mostrato come gli esemplari che sopravvivevano in numero maggiore erano quelli che affrontavano una fase di digiuno preparatoria alle terapie. “il risultato dimostra che il digiuno ha un ruolo importante perché crea un ambiente ostile al tumore, che diventa più vulnerabile alle terapie".
I ricercatori hanno notato che le cellule sane utilizzavano tutte le energie disponibili per la sopravvivenza, diventando quindi più resistenti ai chemioterapici rispetto a quelle cancerose. Secondo i ricercatori, questo accade perché le cellule affamate entrano in uno stato quiescente, definito “di mantenimento”, caratterizzato dall’estrema resistenza allo stress, e riescono a sopravvivere aspettando che il periodo di magra finisca. Le cellule cancerose invece, per loro natura non rispondono all'ordine di arrestare le attività e la crescita, e quindi di risparmiare energie.
Gli animali a dieta sembrano rispondere bene al trattamento, senza dolori o stress, mentre le cavie che non erano state messe a digiuno sono morte oppure hanno manifestato perdita di peso ed energie.
Il nuovo approccio è stato mutuato dagli studi sull’invecchiamento cellulare condotti dallo stesso Longo e ora attrae le attenzioni dei medici, nella speranza che si possa arrivare a nuovi approcci che consentano più alte dosi di chemio o radioterapia senza effetti collaterali sul paziente.
(Fonte: Italiasalute.it)