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La TAC Tomografia Assiale Compiuterizzata, è un esame che permette la visualizzazione degli organi interni del paziente.
La TAC è un esame abbastanza recente perché è stato scoperto nel 1973, ed è basato su radiazioni ionizzanti in grado di rilevare, con l'aiuto di un computer, immagini di una determinata zona.
Oggi la Tac viene anche chiamata TC perché è possibile effettuare sezioni sagittali o frontali, e viene utilizzata spesso per chiarire dubbi diagnostici di importanza clinica.
I campi di applicazione e di utilizzo di questo esame sono molto vasti, in ambito vascolare, oncologico, traumatologico ecc.
Negli ultimi anni viene utilizzata anche come tecnica di ausilio per le procedure interventistiche sia a scopo diagnostico tipo biopsie guidate o terapeutico come termoablazioni a frequenza o posizionamento di drenaggi ecc.

Mezzo di contrasto
Quasi tutti gli esami di TC, sopratutto quelli effettuati a scopo diagnostico, richiedono l'impiego di un mezzo di contrasto, un farmaco a base di Iodio che va iniettato per via endovenosa e che permette di evidenziare gli organi e la struttura in esame.
Questo mezzo di contrasto è quasi di routine negli esami di studio dell'addome e del torace, mentre non è necessario negli esami ai distretti ossei o articolari.
In casi rari solo in cui il paziente è predisposto oppure con storie allergiche, è possibile che dopo la somministrazione del liquido di contrasto si verifichino effetti collaterali tipo nausea, vomito, reazioni allergiche.
A questo punto viene interrotto immediatamente l'esame e soccorso da medici e anestesisti.

Come Funziona
Dopo il colloquio con il medico radiologo il paziente viene accompagnato nello spogliatoio dove viene pregato di togliere braccialetti catenine e oggetti che potrebbero interferire con l'esame diagnostico.
Prima di iniziare l'esame è possibile che venga fatto bere al paziente acqua con aggiunta di mezzo di contrasto in base al protocollo di studio, oppure iniettato direttamente  in vena. 
Il paziente viene fatto adagiare sul lettino  dove una grande struttura ad anello contenente il tubo radiogeno viene fatta scorrere; il paziente deve rimanere immobile e cercare di rilassarsi il più possibile.
Man mano che il lettino avanza nell'anello, i raggi attraversano il distretto corporeo da esaminare.

E' possibile che durante l'esame il medico radiologo chieda al paziente, grazie ad autoparlanti posti all'interno della macchina di trattenere il respiro  o di  non deglutire per qualche secondo.
L'indagine TC potrebbe durare dai 15-20 minuti e non è ne doloroso ne fastidioso.

Effetti collaterali
Non vi sono particolari effetti collaterali a parte come citato sopra in persone particolarmente predisposte.
L'esame è indolore ma provoca l'assorbimentodi una dose di radiazioni superiore rispetto a una di quelle di metodica tradizionale, ma è sempre contenuta nel range di valori molto bassi e non nocivi per la salute.
L'indagine può essere ripetuta molte volte sempre a discrezione dello specialista.

(Fonte Albanesi.it)

Con la scintigrafia ossea si analizza lo scheletro per poter individuare eventuali anomalie di funzionamento, a differenza della radiografia, che osserva le anomalie della struttura.
Con questo esame è possibile rilevare dei malfunzionamenti che sfuggono alle lastre radiografiche.

Questa è una delle macchine utilizzate:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La scintigrafia ossea è un esame utilizzato per verificare l'anatomia delle ossa, con alterazioni metaboliche e vascolari.
Per tale esame spesso vengono usate sostanze radioattive contenenti difosfonati marcati con una sostanza che depositandosi sulle ossa evidenzia l'apporto sanguigno ematico e il comportamento metabolico.
L'entità delle radiazioni emesse dallo scheletro, con l'aiuto di un ricevitore e elaboratore elettronico capta l'eventuale alterazione metabolica.
Più è grande il flusso ematico e il metabolismo in una specifica zona ossea e più è grande la concentrazione di liquido tracciante.
La scintigrafia ossea è un esame aspecifico che non evidenzia la natura della patologia riscontrata e quindi viene associata a altri esami come la risonanza magnetica.
Nel caso di un tumore la scintigrafia ossea evidenzia il follow-up dei tumori primitivi allo scheletro e delle metastasi ossee, in particolare per quello alla prostata, alla mammella, al polmone, al rene e alla vescica.
Durante il follow-up si evidenziano in maniera anche precoce anomalie ossee dovute a questi tumori anche in fase iniziale quando ancora non si sono manifestati sintomi o alterazioni.
Nei casi di metastasi il liquido evidenzia una zona più scura concentrata nel punto dove potrebbe essere la lesione, ma potrebbe essere non veritiero in quanto evidenzia anche altre condizioni come fratture ossee.
Questo esame è molto utile per valutare anche gli effetti di terapie intraprese come chemioterapia e radioterapia.

Come viene effettuato l'esame? controindicazioni e rischi
La scintigrafia ossea è un esame indolore anche se viene somministrato un liquido di contrasto in endovena, l'unico disturbo potrebbe essere il foro dell'ago al momento dell'inserimento dell'ago.
La scintigrafia è controindicata per donne in stato interessante e donne in fase di allattamento perché alcune sostanze potrebbero essere trasmesse attraverso il latte direttamente al bambino, e a scopo cautelativo viene eseguito entro dieci giorni dall'ultima mestruazione per scongiurare una gravidanza in corso.
Questo esame viene effettuato più volte per valutare l'andamento della malattia, senza dare problemi di disturbi o allergia. 

Come viene eseguita la scintigrafia ossea?
Inizialmente la scintigrafia ossea viene  effettuata dopo un indagine clinica e eventuale documentazione clinica di patologia in atto.
Vengono tolti tutti gli oggetti metallici come orecchini, collane,anelli ecc. che potrebbero disturbare la procedura diagnostica.
A questo punto viene iniettato il liquido di contrasto in endovena che andrà a fissarsi sulle ossa, inizialmente in base alla tecnica utilizzata si possono fare alcuni controlli iniziali, ma bisogna attendere almeno tre o quattro ore prima che il liquido sia andato a fissarsi in tutte le ossa.
Nel frangente di tempo  è necessario bere almeno mezzo litro di acqua perché  è buona cosa eliminare il liquido iniettato in eccesso accumulato nei reni, eliminandolo attraverso le urine, perché mantenendo la vescica piena potrebbero nascondersi le ossa del bacino e delle anche.
Dopo questo punto il paziente viene fatto sdraiare sul lettino e viene esaminato con il gammacamera, (macchinario che registra le radiazioni) fatto scorrere lungo tutto il corpo  in un tempo che varia dai 15 ai 30 minuti.
Durante tutta questa fase di preparazione e esame diagnostico il paziente deve evitare stretti contatti anche con il personale medico in quanto risulta radioattivo.
Dopo aver effettuato l'esame diagnostico il paziente può riprendere le proprie attività normali prestando attenzione almeno per i primo giorno di evitare contatti con bambini e donne in gravidanza.

(Fonte: personaltrainer.it.)

La risonanza magnetica è un esame diagnostico non invasivo, che viene effettuato tramite un macchinario particolare che può essere aperto o chiuso. Viene usato per diagnosticare malattie di varia natura (traumatologiche, oncologiche, ortopediche, cardiologiche, gastroenterologiche, ....) n cui è necessario vedere cosa avviene nel nostro organismo, avere delle "fotografie" degli interni (in particolare del cervello e della colonna vertebrale)...ecco cosa fa la risonanza magnetica senza dover aprire chirurgicamente e anche senza dover somministrare sostanze potenzialmente pericolose. A differenza delle radiografie, per esempio, è praticamente senza effetti collaterali (e quindi può anche essere ripetuta a brevi intervalli di tempo) e con il perfezionamento nel tempo (è nata all'inizio degli anni 80) è diventato estremamente importante per la diagnostica (unico neo: costa molto la manutenzione, ma a noi questo può interessare relativamente...)

campi di applicazione
con la risonanza magnetica si riescono a vedere non solo le ossa ma anche per esempio la vascolarizzazione dei tessuti, l'idratazione dei dischi della colonna vertebrale, malattie neurologiche e anche alcune forme tumorali. 

come funziona?
ma ci interessa veramente?? non siamo dei fisici quantistici..... se proprio volete sguazzare in formulette fisiche ecco un link: http://it.wikipedia.org/wiki/Risonanza_magnetica_nucleare 
Comunque, gli atomi del nostro corpo sono un po' come delle piccole calamite e sappiamo che le calamite si dispongono in un certo modo se c'è un campo magnetico. Il macchinario della risonanza è una potente calamita che genera anche delle onde radio che provocano delle temporanee risposte nei nuclei delle cellule, cioè delle variazioni di posizione. Questi segnali vengono captati e trasmessi a un computer che li analizza. 
Quello che interessa a noi è: ti infilano in un enorme tubo, stai sdraiata per un po', farà magari un po' di rumore, tutto qui. Non c'è bisogno di nessuna preparazione preliminare dell'esame (nessun digiuno, nessuna dieta particolare), vi dovrete solo spogliare.
Ecco la foto del tubo:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Magari se siete claustrofobiche potreste sentire del disagio, ma diamine, chiudete gli occhi e pensate alle vacanze mentre il lettino scivola dentro il tubo! Dovrete solo stare immobili per un po' di tempo. Comunque per chi proprio non riesce a dominare il panico di solito questi tubi sono dotati di altoparlanti e microfono, perciò è possibile comunicare con il personale addetto all'esame. Ma tranquille, non fa male, non si sente nulla. 
Donne, con tutto quello che ci è capitato penso che ce la faremo a restare lì dentro per la mezz'oretta necessaria. 

Attenzione: non potete fare la risonanza magnetica se per esempio avete un pacemaker perchè la grande calamita interferisce con tutte le parti metalliche (anche protesi, denti, occhi, clips vascolari) inserite nel corpo.

la PET (Positron Emission Tomography) è una metodica di diagnostica per immagini utilizzata soprattutto in campo oncologico a partire dalla fine degli anni Settanta, ma il cui boom si è avuto negli anni Novanta. Si basa sulla somministrazione di radiofarmaci e viene utilizzata prevalentemente in campo oncologico, consente di individuare anche precocemente i tumori e di valutarne la dimensione e la localizzazione. 
La PET è una metodica tridimensionale (Tomografia) che utilizza radionuclidi che emettono positroni. Il vantaggio della PET, rispetto alla medicina nucleare tradizionale, è che gli atomi emettitori di positroni hanno una vita molto breve, cioè la radioattività decade in pochissimo tempo, dando quindi meno problemi di gestione dei rifiuti radioattivi, e sono componenti essenziali delle molecole biologiche. Si possono usare ad esempio il carbonio o l’ossigeno o il fluoro o l’azoto. Per avere a disposizione questi radionuclidi è necessario essere in possesso di un acceleratore di particelle (ciclotrone) che li produca, tranne quelli marcati con il fluoro-18, che possono essere distribuiti anche a centri senza il ciclotrone. 
Rispetto alla scintigrafia, una metodica di diagnostica per immagini che si basa anch’essa sulla somministrazione di radiofarmaci, la PET possiede una maggiore capacità di diagnosticare tumori di piccole dimensioni. 
Chi si deve sottoporre alla PET deve rimanere a digiuno e l’esame, non invasivo e non doloroso, consiste nell’iniezione di una sostanza radioattiva e, dopo circa un’ora, nell’effettuazione dell’esame vero e proprio, che dura circa 20 minuti. 

A che cosa serve 
Il principale campo di applicazione della PET è quello oncologico: questo esame è utile nell’individuazione precoce dei tumori, delle loro dimensioni e della precisa localizzazione. Altre applicazioni, seppur più limitate, si hanno in campo neurologico, per la valutazione delle demenze, e in cardiologia, per la valutazione del miocardio vitale. La dose di radiazioni somministrata è molto bassa, l’unico accorgimento per i pazienti che si sottopongono alla PET è quello di non avvicinarsi a bambini e a donne in gravidanza nelle ore successive all’esame
(Fonte: Humanitasalute.it)

ll Linguaggio del Radiologo:

Interpretare la Diagnosi

Quando si sospetta un carcinoma della mammella per la presenza di un nodulo o di uno degli elementi sopra descritti, devono essere eseguite una mammografia e una ecografia. Il radiologo indica di solito nel referto una sigla che indica il grado di sospetto strumentale (da B1 a B5) secondo la classificazione BI-RADS:

B1 indica un quadro radiologico normale
B2 indica un quadro radiologico con alterazioni di tipo benigno
B3 indica un quadro radiologico dubbio, verosimilmente benigno
B4 indica un quadro radiologico dubbio, verosimilmente maligno
B5 indica un quadro radiologico sicuramente maligno.
L’ecografia è di norma un esame di secondo livello. Da sola non è in grado di fornire tutte le informazioni necessarie alla diagnosi, ma può confermare dei dati visibili alla mammgorafia, pertanto viene usata come esame di complemento. Può talvolta essere utilizzata come esame di primo livello nei casi di donne prima dei 35 anni, con tessuto particolarmente denso.

La diagnosi viene poi confermata attraverso l'esecuzione di un prelievo citologico mediante agoaspirato con ago sottile o istologico mediante core-biopsy o mammotome. Anche l'anatomo patologo, a sua volta, indica con una scala da C1 a C5, il grado di sospetto citologico:

C1 quadro citologico non sufficiente per definire la diagnosi
C2 quadro citologico normale
C3 quadro citologico dubbio, verosimilmente benigno
C4 quadro citologico dubbio, verosimilmente maligno
C5 quadro citologico sicuramente maligno.

Questa tecnologia combina immagini convenzionali acquisite a due dimensioni con immagini tridimensionali multistrato ottenibili da un macchinario - la tomosintesi, appunto – che, anziché restare fisso, ruota intorno al seno.
In questo modo  le immagini vengono prese dalle diverse angolazioni: in questo modo è possibile vedere i vari sottili strati del seno. La mammografia tradizionale, invece, mostra tutto il tessuto del seno in una sola immagine, e questo a volte può aiutare il tessuto tumorale a rimanere nascosto agli occhi del radiologo.

Ma per ora è disponibile solo in alcuni centri italiani tra cui Milano, Genova, Verona, Torino, Trento, Udine, Bologna e Firenze

E' un accertamento di tipo anatomopatologico che consiste nell’aspirazione, attraverso un ago più o meno lungo e di calibro un po’ superiore a quello delle normali siringhe per iniezione, di materiale biologico (fluidi dell’organismo contenenti cellule), che viene poi sottoposto ad adeguata preparazione (fissazione, inclusione, colorazione) e all’osservazione al microscopio.
L’agoaspirato serve a determinare la natura del materiale così prelevato, sia essa infiammatoria o infettiva o tumorale, benigna o maligna. In genere si esegue durante l’ecografia, in modo da indirizzare con precisione il prelievo su formazioni visualizzate con l’esame ecografico (agoaspirato ecoguidato).
Una relativa limitazione dell’esame è costituita dalla piccola quantità di materiale cellulare prelevabile.

Come si esegue
L’agoaspirato si esegue agevolmente presso strutture attrezzate per effettuare la puntura con tecnica sterile (ambulatori, reparti di ospedali, laboratori di analisi). Può essere eseguito senza anestesia, dal momento che comporta solo il lieve dolore della puntura con ago, oppure in anestesia locale, a seconda del tipo di ago utilizzato e della procedura adottata.
Dopo aver fatto stendere il paziente su un lettino, il medico localizza tramite ecografia la sede precisa in cui effettuare il prelievo, quindi disinfetta la cute e inserisce l’ago. L’aspirazione del liquido da esaminare può avvenire manualmente, per mezzo di una normale siringa, o collegando l’ago a un apposito aspiratore. La procedura può durare, a seconda dei casi, da pochi minuti a un quarto d’ora.
Al termine dell’esame il paziente può allontanarsi dall’ambulatorio autonomamente. L’esame è un po’ doloroso ma in genere il dolore è sopportabile. L’anestesia locale è consigliata nei soggetti particolarmente ansiosi.
Il materiale prelevato viene poi adeguatamente preparato e inviato ai reparti di anatomia patologica.

Il risultato
Il tempo necessario per disporre del risultato dipende dalla preparazione richiesta dal campione e da quello dell’osservazione al microscopio. Mediamente possono essere necessarie un paio di settimane.

Indicazioni
L’agoaspirato si richiede per accertare la natura di neoformazioni (noduli, cisti, masse), specialmente se di consistenza molle o liquida, il cui materiale si presta meglio all’aspirazione con ago; per masse solide è preferibile ricorrere alla Biopsia, o comunque fare seguire all’agoaspirato la Biopsia, qualora sussistano dubbi. 
Organi particolarmente idonei all’agoaspirato sono: la tiroide, la mammella, i reni, le articolazioni, il cavo pleurico e quello pericardico in presenza di versamenti, tutte le formazioni nodulari o cistiche facilmente accessibili.

Controindicazioni
In presenza di difetti della Coagulazione o nei soggetti in trattamento anticoagulante l’esecuzione di un agoaspirato comporta il rischio di emorragia. In questi casi è necessario soppesare attentamente il rapporto rischio beneficio prima di prescrivere l’esame.
(Fonte Teamsalute
.it)

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che cos’è
La biopsia è un esame medico che consiste nel prelievo e nell'analisi di tessuto biologico del paziente. La biopsia può avere fini diagnostici (viene cioè eseguita al fine di escludere o confermare un sospetto di malattia) o può fornire informazioni sulla patologia (gravità, estensione, possibili terapie) e sul suo possibile decorso (prognosi).

Come si esegue
Il prelievo di tessuto può avvenire per via percutanea, per via endoscopica (ad esempio, durante una gastroscopia, una colonscopia o una broncoscopia), per asportazione durante un intervento chirurgico o mediante prelievo con ago (agobiopsia) 'guidato' tramite ecografia. 
Il campione di tessuto prelevato viene inviato in laboratorio dove - dopo essere stato 'trattato' con formalina e paraffina - viene tagliato in fettine dello spessore di 2-4 micron ed analizzato al microscopio.


Quando si esegue

La biopsia si esegue per diagnosticare o per avere conferma di infezioni, infiammazioni e tumori a carico di diversi organi interni, nonché per valutare il decorso della patologie e per stabilire le possibili terapie a cui sottoporre il paziente. Viene impiegata comunemente per diagnosticare patologie epatiche, affezioni renali acute o croniche, malattie a carico della pleura (pleuriti, versamenti e neoplasie) e della prostata.

Nella diagnosi di alcune forme di leucemia e dei processi linfoproliferativi (linfomi di Hodgkin e non Hodgkin) svolge un ruolo chiave la biopsia midollare, che consiste nel prelievo di un campione di midollo osseo mediante un ago con mandrino. I risultati si possono ritirare successivamente (circa 10 giorni), in quanto occorre tempo per la preparazione e lettura dei campioni prelevati.

(Fonte: Medicinaepredenzione.paginemediche.it)

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